Informarsi NON è studiare

“Dobbiamo smettere di informarci.

Se vogliamo conoscere davvero qualcosa, dobbiamo studiare.
E, per studiare, serve tempo, volontà e umiltà. E, almeno, un bravo e competente maestro che possa insegnarci e valutarci. Possibilmente, il migliore in circolazione.

Se non abbiamo intenzione di studiare, allora dobbiamo armarci di tanta umiltà, una vagonata di umiltà, e fidarci di chi ha studiato. Nella speranza di capirci qualcosa, anche senza le basi per comprendere tutto.

Ma, per favore, smettiamo di informarci. Facciamo solo danni a noi stessi e a chi ci sta intorno.”

Nella nostra mente siamo abituati a pensare che quello che ci circonda sia, in un certo qual modo, statico e perenne.
I cambiamenti spesso ci spaventano, soprattutto quelli che non possiamo controllare. Ma in natura tutto è in divenire e, come diceva Eraclito, Pánta rhêi hōs potamós: tutto scorre come un fiume”.

Questa riflessione si rafforza se pensiamo al linguaggio: le parole e i modi di dire cambiano di generazione in generazione e, a volte, anche in tempi più brevi. Così è successo che un aggettivo di carattere positivo come “informato” ha assunto pian piano un tono negativo.

Su internet quando leggiamo “mamme informate” ci salgono pian piano i brividi sulla schiena.. Ormai “informarsi” significa aprire google e cercare informazioni, spesso andando a cercare quelle “alternative” che più si addicono ai pregiudizi di chi cerca, in una escalation di confirmation bias che sfocia quasi nell’incredibile.
Condivido appieno la citazione, non dobbiamo informarci ma studiare, a fondo, con umiltà e da fonti credibili e ufficiali.

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